
Elogio di Oscar Firmian
E' bello, anche, questo libro di Enrico Brizzi, intanto perché con slancio e forza s'inscrive in una ricerca, in un tentativo già posti, e l'invera. Una ricerca che data, in Italia, da oltre quindici anni ed è rappresentata dal cosiddetto «romanzo internazionale» cui guardavano Rimini di Pier Vittorio Tondelli e Macno di Andrea De Carlo, entrambi autori cari, per sua stessa ammissione, al giovane scrittore bolognese. Gremito di fatti com'è, di viaggi e interrogazioni e dubbi, di scommesse, giocate dai suoi personaggi principali, vinte e perdute, il presente romanzo ci narra di due protagonisti, il ventottenne Oscar Firmian alias il giornalista-intervistatore di fama planetaria «Prometeus» e il suo tanto improvvisato quanto squattrinato «agente» Gabrio Spichisi, alle prese con la misteriosa scomparsa di Evander Deltoid, mitico leader dei Normals, gruppo rock caro ai giovani di tutto il mondo. La caccia a Deltoid, riuscire a intervistarlo, frutterebbe un ingaggio miliardario che Claudio Colombo, il trentacinquenne proprietario della grande casa editrice Eskimat, a sua volta convinto estimatore di Deltoid, ha già promesso, in caso di successo, a entrambi La caccia comincia, ma saranno molti gli ostacoli che si frapporranno al tentativo dei nostri: primo fra tutti, la vicenda che legherà Oscar Firmian-«Prometeus» alla meno prevista, per lui, delle storie d'amore' Opera del talento d'un giovane scrittore vero, questo Elogio di Oscar Firmian ha molti doni, tra cui quello, non ovvio, d'interrogare il nostro tempo da un luogo adatto: lo stesso, in definitiva, in cui noi tutti già siamo: un'epoca povera, si vuol dire, resa ancor più brutta dal nichilismo ovunque trionfante. E ce lo porge, Brizzi, questo suo dono non fasullo, tirando in qua, con dedizione e sforzo, il faticoso carretto del nostro stesso domandare intorno alle cose che innanzitutto ci riguardano. Le quali son poi sempre le stesse: l'amore e l'amicizia; la solidarietà di persone alla ricerca, nel bruttissimo deserto avanzante, di quel che svanisce e manca. Mettendosi nella prospettiva di decidere «umanamente» nel senso meno antropologico o psicologico o sociologico che ancora ci riesce d'immaginare da che parte stare. Autore: Brizzi Enrico