la Fiat è da un secolo non solo la più importante industria italiana, ma un vero e proprio <<Stato nello Stato>>. Una sorta di monarchia dominata da una Dinastia (la famiglia Agnelli), con i suoi Re (Giovanni I e Giovanni II), i Principi (Edoardo II, Umberto e Giovanni Alberto), i Cancellieri (Valletta e Romiti), una Capitale (Torino). Dall'inizio del Novecento, la sua storia è intrecciata con quella d'Italia: lo Stato Fiat, solido ed efficiente, con una struttura rigidamente gerarchizzata, è spesso riuscito a imporre le proprie ragioni alle classi di governo sia del regno sia della Repubblica.
La <<saga degli Agnelli>> comincia con gli anni eroici del capostipide Giovanni, che da Villar Perosa approda a Torino animato da entusiasmo imprenditoriale e dalla fede in un'idea: il radioso futuro dell'automobile. Dopo l'epoca delle corse dei prototipi, la Fiat attraversa la bufera della Grande Guerra, riconvertendo la produzione civile a bellica con profitti da capogiro, per poi affrontare la drammatica stagione, dell'occupazione operaia delle fabbriche, l'avvento del regime e i complessi rapporti con Mussolini: ma Giovanni I, gran monarca, supera ogni difficoltà tecnica, politica, umana (la tragica morte del figlio Edoardo) consolidando le basi del futuro Impero.
Con il secondo dopoguerra, Vittorio Valletta, primo vero manager italiano, modella la Fiat sullo stile americano, promuove l'esodo dal Mezzogiorno verso Torino e conduce con crudo realismo e pugno di ferro le trattative con i sindacati. Nel 1966, alla vigilia dell'esplosione della protesta operaia e studentesca, sale al trono Re Gianni, l'erede designato, che qualche anno dopo si farà affiancare da Cesare Romiti: i due riescono, all'inizio degli anni Ottanta, a risollevare l'azienda dalla più grave crisi della sua storia per poi rilanciarla sul mercato internazionale e, in seguito, trasformarla - con il sostegno del dominus di Mediobanca, Enrico Cuccia - da semplice industria automobilistica in una holding finanziaria con attività e interessi planetari.
Reggeranno l'Impero e la Dinastia alle sfide del Terzo Millennio?
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